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      Felice voi che nella scuola del mondo avete così presto conseguito ciò che costava tante meditazioni e sudori a tutti gli eroi del vostro Diogene Laerzio! Io confesso che, avvezzo a trovarmi sempre involto fra la rappresentazione delle più violente passioni, e per abito contratto e per fiacchezza di natura non mi sento capace di tanto. Tutto ciò che mi appartiene risente vivamente gli effetti dannosissimi di questa orribile tempesta, toltone la mia salute: questa ancorché lentamente va ogni giorno acquistando terreno, e bench'io non ne senta il progresso son forzato a confessarlo comparandomi al passato. Non so spiegarvi quanto sia stata sensibile la mia generosissima ospite alla vostra domestica sventura; ma mi ha commesso dopo i soliti saluti di condolermene vivamente con esso voi, rimettendo alla vostra prudenza il passar a nome suo il medesimo doloroso ufficio con la povera signora contessa Canale, quando e come stimerete che si corra rischio minore di ritentar indiscretamente la troppo recente ferita. Quando aggiungo al già detto che qui la campagna comincia ad esser poco praticabile, che le nuove che ci mandate non ci provvedono di materia onde rallegrarci in casa, ho finito di spacciar tutta la mia mercanzia: provvedeteci per carità di novelle da rallegrarci, amatemi, come per bontà vostra avete fatto sin ora, e credetemi pieno d'una tenera e rispettosa amicizia.
     
     
     
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      AL CARDINALE CAMILLO PAOLUCCI - VIENNA
     
      Czakathurn 18 Dicembre 1741.
     
      Persuaso a mille prove dell'invincibile umanità e gentilezza dell'Eminenza Vostra e perciò tremando di cagionarle in mezzo a tante sue occupazioni l'incomodo d'una risposta, non posso con tutto ciò ridurmi a trascurare in occasione delle prossime SS. feste natalizie e dell'imminente nuovo anno un atto indispensabile d'ossequio, augurandole col più vivo dell'animo tutte le prosperità che al suo bel cuore ed a tante sue rispettabili ed adorabili qualità corrispondono: augurio che avendo per oggetto una persona che impiega ogni sua cura, che non risparmia sudori, che si scorda di se medesima per rendersi benefica agli altri, involge non solo la mia, ma la felicità di moltissimi.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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