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A CARLO DI BRAITENBAUCH - VIENNA
Czakathurn 1 Gennaio 1742.
La lodevole applicazione, che ho sempre in V. S. illustrissima osservato, a conoscere il cuor degli uomini, e l'esame ch'ella può aver fatto già da molti anni del mio, mi risparmiano ora una lunga esposizione degli affetti che ha cagionati in me la seconda sua gentilissima lettera. Che un re (ed un tal re) si compiaccia delle povere mie fatiche; che voglia ch'io ne sia per mia somma gloria informato; che faccia magnanimamente offerirmi il suo reale asilo, in qualunque tempo possa essermi giovevole ed opportuno; sono grazie, a vista delle quali non v'è riconoscenza che non diventi confusione, né moderazione che non degeneri in vanità. Ma che scendendo poi col real suo pensiero da quell'alto grado in cui la Provvidenza l'ha collocato si degni per qualche momento di figurarsi l'umilissimo stato mio, di considerarne i doveri e di approvarne l'osservanza, è certamente l'ultimo segno al qual possa mai giungere la clemenza, la giustizia e la generosità di un monarca. Supplico V. S. illustrissima di umiliare a' piedi del suo sovrano, accompagnati dalla più profonda sommissione, i grati miei rispettosissimi sentimenti, attestando che quanto io mi conosco obbligato ad averli, tanto mi sento incapace ad esprimerli. Dica che io accetto le offerte della regia sua beneficenza, in quei generosi termini, ne' quali alla M. S. è piaciuto che mi si facciano: che vuol dire, riservandomi ad approfittarmene quando io mi trovi in libertà di disporre di me medesimo senza contravvenire a quegli obblighi alli quali, come onorato servitore, sono indispensabilmente tenuto verso la mia presente e tanto a me particolarmente benefica padrona.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Gennaio Provvidenza
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