Ho replicatamente parlato a tenore degli ordini suoi co' due consaputi cavalieri, ed ho fatto loro considerare il foglio ch'ella mi trasmise. Essi la stimano veramente, ed io ne ho veduti segni non equivoci; ma sul particolare dell'istanza del signor suo fratello dicono di non poter presentemente far passo alcuno giovevole. Credono che codesto cavaliere già suo scolare abbia fatto quanto asserisce; ma assicurano all'incontro che il Consiglio di finanze non ha avuta la minima ragione del signor suo fratello, a segno che non l'ha né pur nominato. Ho compreso che il disegno sia d'abolire la carica di cui si tratta: nel qual caso converrebbe far valere il merito già fatto per altra opportunità. E quando questo disegno non avesse effetto, affinché si possa qui far cosa utile convien secondo l'ordine degli affari che il moto incominci di costà. Ecco quanto ho potuto ritrarre da questi cavalieri. Io non gli lascerò in pace; e, se altro ne potrò sapere, ella ne sarà esattamente informata.
Non ho ricevuto doppio il Sannazzaro, com'ella crede; l'equivoco nascerà forse da confusione con gli esemplari delle rime.
Non posso consolarmi della disgrazia del nostro povero signor marchese Bartolommei: s'ella ne sente mai migliori novelle, la supplico di farmene subito parte. Mi ami intanto come io la venero, e mi creda sempre.
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A FRANCESCO ALGAROTTI - DRESDA
Vienna 1742.
Sarei colpevole, riveritissimo signor conte, di troppo grave fallo presso la pregiabilissima sua persona, se avessi tanto tempo volontariamente differita la risposta ch'io dovea all'obbligantissima sua lettera, capitatami fin dagli ultimi giorni dello scorso settembre; ma un violento catarro che, corteggiato da molte incomode circostanze, mi ha lungamente afflitto e non ancor del tutto abbandonato, se ha potuto già farmi comparir disattento vaglia almen ora per discolparmi.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Consiglio Sannazzaro Bartolommei
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