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      Se ella non pensa a moderarla, è pericolo che alla fine il mio rossore degeneri in vanità. Io non sono incallito abbastanza nelle massime di Zenone e di Crisippo per difendermi da simili tentazioni, che congiurano per sedurmi con tutto il merito d'un lodator così degno.
      Subito che mi sia permesso d'uscir di casa, dirò al signor Bertoli quanto si è ella compiaciuta di commettermi. Ei ne sarà contentissimo, né lo sarà meno il signor conte Canale nel trattar un uomo così ammirabile per la sua eccellenza, come adorabile per il suo costume. E augurandomi intanto la sorte di meritare alcun suo comando, pieno di stima, di gratitudine e di rispetto mi sottoscrivo.
     
     
     
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      AD ANTON FRANCESCO GORI - FIRENZE
     
      Vienna 5 Gennaio 1743.
     
      Benché con l'arrivo del nostro degnissimo marchese Ginori avrà V. S. illustrissima potuto informarsi originalmente del corso e degl'intoppi de' suoi affari, onde manca necessaria materia alla mia lettera, pure non tralascio di risponderle, per lusingare almeno in tal guisa il mio desiderio d'esser seco. L'assicuro che, se l'opera mia fosse di qualche peso, non avrebbe un uomo suo pari altre occupazioni se non quelle che tanto onorano la sua patria, né dovrebbe in modo alcuno distrarla il pensiero di provvedere a' comodi della vita. Ma in questi torbidissimi tempi i bisogni pubblici assorbiscono tutta l'attenzion de' sovrani, e non può attendersi a' privati. E creda che vicini al fonte non si sta meglio che lontani, non essendo la distanza la cagione per cui siam negletti.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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