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      E v'ingannate poi anche di più se ne prendete per argomento il lungo mio silenzio con esso voi: poiché vi ho mille volte scritto che il replicar lettere mi è grave, e che o scriva a voi o a nostro padre o al signor Perrone intendo sempre a tutti e tre simul et in solidum.
      Mi piace che siate occupato, ma mi piacerebbe molto di più se sentissi che i vantaggi corrispondessero alle occupazioni. Voi non mi fate parte che de' vostri guai: quasi che il comunicarmi sul vostro proposito qualche cosa che mi consoli potesse recarvi alcun pregiudizio. Se a quest'ora potete temere simili inconvenienti, fate troppo torto all'amor mio e mi rendete un ingiusto contraccambio. Se poi voi da tanti anni non consumate il calor naturale che per mera speranza dell'avvenire, pascendovi intanto d'aria come il camaleonte, io son tentato di recitarvi il sonetto del Lazzarelli che termina il secondo verso con la parola sostantivo. Sopratutto pensate assai bene, che è quello che più m'importa, ed abbracciandovi intanto con tutti di casa sono il vostro.
     
     
     
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      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 23 Marzo 1743.
     
      Bench'io mi compiaccia moltissimo delle vostre lettere, ne soffro lietamente non che pazientemente la penuria quando so che me ne defraudano le lodevoli occupazioni, delle quali nella gratissima vostra dei 9 del corrente mi date esattamente contezza. Voi sapete che l'onore e l'utile vostro sono stati sempre gli oggetti delle mie cure, ed io non mi son mai proposto altro frutto per le medesime che la compiacenza di non avervi inutilmente introdotto e sostenuto nel cammin delle lettere; compiacenza che ha certamente la sua sorgente nel mio amor proprio: ma non saprei però condannarmene, poiché questo, a misura che più o meno si conforma con la ragione, è degno di biasimo o di lode; ed è finalmente il centro comune così d'ogni rea come d'ogni virtuosa passione.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Perrone Lazzarelli Marzo