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      Ma, lasciando le baie, abbiate cura dell'individuo, e non siate su questo punto negligente al vostro solito. Gli anni crescono, ed io m'accorgo che anche i peccati d'omissione cominciano a farmi gran peso alla coscienza. È vero ch'io non sono un Ercole, ma né pur voi siete un Polifemo. Vi rendo grazie del bell'Oratorio di cui mi fate parte, e che io ho attentamente letto e gustato. Prima ch'io venissi in Germania mi ricordo bene che mi passò sotto gli occhi l'altro che portava il medesimo titolo, ma la mia reminiscenza non è tanta che basti per far comparazione di quello col presente. So che questo mi dà abbondante motivo di rallegrarmi con voi. È felicissimamente versificato, ridonda di pensieri non meno solidi che teneri e divoti, ed è veramente tale da inspirar l'estro convenevole a chi l'ha guernito delle sue note. A dispetto dell'amor della patria credo magnifico il soggetto da voi scelto per l'opera del carnevale: ma, senza far torto ad Arminio, vi raccomando quel galantuomo di Varo. Se questa lettera non vi cura della vostra indisposizione, il vostro caso è disperato. Addio. Amatemi quanto io vi amo e vi stimo e credetemi sempre il vostro.
     
     
     
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      A FELICE TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 13 giugno 1744.
     
      Gratissima, come tutto ciò che da voi mi viene, mi è stata l'affettuosa vostra lettera delli 16 del caduto, sì per le felici nuove di vostra salute, come per le prove, che in essa mi date, del vostro affetto, le quali, benché superflue a persuadermi, sono sempre opportune a consolarmi.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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