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      Ma ora e la vostra asserzione e l'uso che incominciate a fare delle vostre gambe ed il carattere più fermo ed il pensare stesso più vigoroso della vostra lettera m'assicurano d'un incamminato ristabilimento, nel quale io prendo tanta parte che possiamo scambievolmente congratularcene insieme. Crederò bene pagati i miei timori se almeno dopo questa tempesta voi diverrete più diligente custode della vostra salute, della quale io temo molto che voi abbiate nel tempo stesso in qualche modo abusato. Né la vostra costituzione né le applicazioni del vostro mestiere possono accordarsi con certe irregolarità di vitto e di riposo quasi innocenti per gli altri. Ed io trovo nella filosofia argomenti efficaci a fortificarmi contro la morte, ma non già contro un cattivo abito di salute più terribile di quella, poiché ci priva e del piacer di vivere e del riposo di morire. Procurate, vi prego, quanto dipende da voi d'evitare una condizione sì deplorabile, la quale non ha circostanza più tormentosa che quella d'averla meritata.
      Io mi prometto che lo farete, perché non solo alla vostra età ed alle vostre cognizioni farebbe oggimai troppa vergogna il regolarsi meno con la ragione che con l'appetito; ma lo farete senza fallo per le istanze d'un fratello, per cui non vi è cosa che non fareste.
      Non vi adombrate come se io volessi esigere stravaganze; non v'è al mondo chi più di me disapprovi quei miserabili che per immoderato amor della vita si privano dell'uso della medesima. Io non vi voglio su questo punto nè giansenista né pelagiano.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548