Spero che ve ne pentirete di cuore, e farete fermo proposito di non cader mai più in simil sacrilegio, e con tal fiducia per questa volta ve la perdono.
Non dubito, e vi son grato, della parte che prendete nelle onorate circostanze di fortuna alle quali, a tenore del mio moderato concupiscibile, ho io limitati, senza pena, i miei desiderii, e nella favorevole reputazione che ha procurata al mio nome più il numero degli amici che il peso del merito mio; e vi assicuro che siete pienamente contraccambiato da quella ch'io prendo nella giustizia che vi è stata resa da così illuminato glorioso ed universalmente ammirato principe, quale è il vostro sovrano. Sorte tanto più invidiabile quanto ogni giorno più s'accorda l'esperienza col vangelo sulle difficoltà che incontrano i profeti nella lor patria.
È verissimo ch'io ardo di desiderio di fare una scorsa a Torino, quando la pubblica sospirata tranquillità ed i miei augustissimi Principi me lo permettano, principalmente per potermi vantare d'aver veduto e venerato da vicino un monarca che, per consenso di tutta l'Europa, unisce perfettamente in un nodo le qualità di re, di capitano, di cittadino e di padre, e procurerò certamente di farlo a suo tempo; né allora posporrò le gentilissime offerte vostre, delle quali sento tutto il peso, se non a quelle del degnissimo signor marchese d'Ormea che vi ha prevenuto. Oltre i pregi e di cuore e di mente de' quali gli è stata prodiga la natura, e gli altri molti de' quali l'hanno fornito e l'educazione e l'esperienza, pubblici titoli non meno del mio rispetto che della universale stima ed amore che ha egli esatti in questa Corte, non saprei spiegarvi quanti sieno i miei privati, per i quali io debbo al medesimo ogni più ossequioso e riconoscente riguardo.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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