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      Non è cosa strana che fra tante sue cure abbia il signor marchese d'Ormea negletto l'incamminamento della vostra lettera. È ben cosa stranissima che voi, a dispetto d'una così vecchia esperienza, mi abbiate in un subito condannato nel vostro tribunale interno, come poco curante degli antichi amici; quasi che a fronte di tanti accidenti, che possono o torcere o impedire il lungo viaggio d'una lettera, avesse peso di probabilità infinitamente maggiore il supposto della mia trascuraggine. Dal disperdersi dunque e dal ritrovarsi d'una lettera dipende appresso di voi la mia reità o la mia giustificazione. Vedete s'io posso andar superbo della vantaggiosa opinione che godo nell'animo vostro. Questa è tale ingiuria... Ma lasciamo questo discorso, e pensiamo alla salute. Un'accensione di bile potrebbe richiamar le mie terzane, ed io non voglio più commercio con tal razza di gente ostinata.
      Che abbiate fatto leggere al signor marchese d'Ormea il paragrafo della mia lettera che faceva di lui onorata menzione, pazienza: questo degnissimo cavaliere ha potuto leggermi in faccia i miei rispettosi e grati sentimenti, e può facilmente supplire per se medesimo alla fiacchezza delle mie espressioni. Ma chi vi ha permesso di far salire sino alle mani di coteste reali principesse ciò che familiarmente vi scrivo del loro glorioso ed invitto genitore? Altro è comunicare ad un amico ciò che si sente, ed altro il comparire in faccia a sovrani. Se avessi potuto prevedere che ciò ch'io scrivea dovesse esser sollevato all'onore di passar sotto gli occhi di personaggi e così illuminati e così dal comune degli uomini distinti, se non avessi saputo scrivere cosa degna di loro, la cura almeno dello scrittore avrebbe fatta testimonianza del suo profondo rispetto.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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