A tutta questa lunga cicalata voi per altro risponderete con due parole dicendo: che lo stile della vostra epistola come che talvolta a seconda della materia e sorga e s'ingrandisca su l'esempio di Orazio, è nulla di meno sempre stile d'epistola, esente da' rigori della tibia, della tromba e della lira, e non obbligata a comparir sempre vestita da festa. Non avrei che replicare a questa risposta, se voi non aveste eletto e sostenuto in tutta l'epistola vostra un tuono nobile e poetico che non s'accosta mai al familiare; onde contraete co' lettori una specie d'impegno di non cambiarlo senza evidente ragione. Oltre a ciò, quella metafora al fiume un giogo ecc. non finisce di contentarmi, particolarmente nel sito in cui la trovo: essa è sempre un poco ardita (con buona pace della venerabile autorità de' Latini), ma in bocca de' barcaiuoli parmi che s'allontani troppo dall'imitazione del parlare de' medesimi; e l'imitazione è il primo debito dell'arte nostra. Veggo che abuso indiscretamente della vostra pazienza: ma poiché ho intrapreso d'ubbidirvi, soffrite ancora quest'altra breve seccaggine. Nel terzo verso dell'ultima pagina voi dite
Ma non però, signore, il piede arresta.
Ora non mi sovviene esempio d'un imperativo usato come voi l'usate, e non ho qui libri per cercarlo. So che si dice ottimamente t'arresta, fa, dì, vieni, va; ma con la particola negativa non ho memoria d'aver trovato tale imperativo se non che con la terminazione dell'infinito, Non t'arrestare, non fare, non dire, non venire, non andare.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Orazio Latini
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