v. 33
A ragion tu non curi obliqua voce.
v. 37
Sai che di tal reo verme è pasto e nido.
v. 38
Né meraviglia è già.
Nel v. 43, Col valor che ha negli occhi io direi su gli occhi, poiché negli occhi vuol dir dentro.
V. 45, E i buon Pisoni, quel buon per buoni è licenza della quale non farei uso in piccolo componimento, tanto più che E fra' Pisoni sta ottimamente.
v. 55
Che più d'uno è tra noi (bene su l'Istro
Ten' pervenne il romor).
Quel più d'uno, val molti. Io spero che non lo siano paragonati a' loro contrari, e se lo fossero, non mi par salubre il confessarlo. Direi dunque
Che taluno è fra noi (bene su l'Istro ecc.
Quel bene dovrebbe esser tronco, come ben su l'Istro. Vi saranno pochi esempi in contrario, e quando anche ve ne fossero a dovizia, io credo che si debbano evitare al possibile le licenze che sempre accusano l'angustia dello scrittore. Che sia pervenuto su l'Istro il romore ch'han fatto i nostri Pantili, fa loro molto onore, e non è vero; onde se non avete motivo politico per asserirlo, io direi: Ben taluno è fra noi ritrovo, e impronto ecc.
V. 69, Non aureo tutto ecc. desidererei che la fedele e bella traduzione del verso: nil praeter Calvum et doctum cantare Catullum, non fosse tanto disgiunta dal nome Demetrio, tanto più che quell'in tempo non aureo tutto, e pien d'opre antiche, non si conosce subito a qual oggetto si dice.
V. 95, O di servile età povere menti: io non mi scaglierei contro il secolo, che non è certamente del genio di Pantilio, anzi odia lo stile petrarchevole secco ed esangue, ed esclamerei piuttosto contro Pantilio, dicendo:
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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