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      O di mente servil miseri ceppi,
     
      lacci meschini o comunque meglio vi piacerà.
      V. 121, Lungo la costa, e su per li valloni: questo verso mi par che cada, né so perché, forse quel per li è la pietra dello scandalo:
     
      Su pe' valloni e per la scabra costa,
     
      si sosterrebbe più.
      V. 186. Se io fossi l'autore della bellissima vostra lettera, sarei vivamente tentato di terminarla con quel verso di Dante, ma in modo che il verso medesimo chiudesse il senso e non rimanesse staccato, cioè nella seguente o altra simil maniera:
     
      A piena man spargeteSovra lui fiori, e del vivace alloro
      Nobil mercé, de' bei sudori altruiOnorate l'Altissimo Poeta
      .
     
      Non perderete i quattro ultimi versi, che rappresentano l'invidia domata; quella immagine entrerà in altro componimento quando vi piaccia; ed io sarei contento che il fine della vostra lettera lasciasse il lettore più persuaso dell'amor vostro per me che del vostro sdegno verso Pantilio.
      Un cavaliere d'ottimo gusto, che ha trovata la vostra lettera sul mio tavolino e che l'ha tutta letta con sommo piacere, mi sono accorto ch'è inciampato nel v. 67: Di costoro cotale è il cicalio. Se in grazia sua volete o togliere o troncare quel vostro cotale, eviterete che un altro non se ne offenda.
      Ma io abuso troppo della vostra docilità e della vostra pazienza, non meno che della povera mia testa tormentata dagli incomodi suoi: tutto quello che ho osservato nella vostra lettera può difendersi quando si voglia: io non intendo di far da correttore, come voi sapete, anzi protesto di nuovo che il più grande argomento che io possa darvi dell'amor mio è la fiducia con la quale con voi ragiono delle vostre cose, fiducia che (avendola appresa a mie spese) non avrei con chicchessia.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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