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      A TOMMASO FILIPPONI - TORINO
     
      Vienna 18 Febbraio 1747.
     
      È già qualche tempo ch'io vado non molto utilmente ponendo in uso la ricetta della quale mi fate parte nella carissima vostra del 21 dello scorso gennaio; e questa da me antecedentemente usata ho dovuto per alcun tratto intermettere, per evitar la taccia che mi si dava d'uomo capriccioso ed ostinato, oltraggioso a tutta la venerabile facoltà medica ed a me medesimo: onde il consiglio mi provvede più di gratitudine che di speranza. Se avete qualche conserva di pazienza che vi soverchi, fatemene parte, perché questo è l'unico farmaco del quale abbisogno per mantenermi abile all'espettazione de' soccorsi del tempo, sollecitissimo nemico e tardissimo benefattore.
      Voi esultate della nostra situazione in Italia, ed io, forse per colpa di temperamento ipocondriaco, non posso esserne ancora tranquillo non che lieto. Non vedo di che rallegrarmi né a Genova né al Varo: non so che debba temere da Provenza e da Napoli, non so che possa sperare dalle assistenze marittime, non so che mi giovi desiderare a riguardo della limitazione o della libertà delle nostre imprese; ed in somma so così poco, che in questo abisso d'ignoranza ho risoluto di farmi calafatare nel fondo di questa agitatissima barca in cui mi trovo; e quando si placherà poi la tempesta, se pure piacerà al Signore che si plachi a' miei giorni, alzando allora il capo dimanderò: Dove siamo?
      Vi rendo grazie del parzial giudizio che avete fatto dell'Antigono e dell'Ipermestra, delle quali la seconda fui obbligato a scrivere in diciotto giorni per comando augusto; onde mi mancava, per così dire, quasi il tempo di trascriverla.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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