Ho abbastanza esaminato il di dietro del teatro, e so assai bene quanto sconce, sudice e puzzolente siano quelle tele medesime che rapiscono di piacere e meraviglia la credula e ingannata platea: ma tutta questa pratica dottrina, avvalorata dalle più solide massime di Zenone, di Crisippo, di Seneca e di Epitteto, non vale un fico contro gli incomodi fisici che, mercé del suo cattivo alloggio, tormentano questa povera animetta, mal difesa dalla pioggia, dal vento, e da tutte le inclemenze delle alterne stagioni. Quei buoni antichi, che credevano permesso di loggiarne a lor posta, aveano pur un ricorso; ma noi più illuminati di loro convien che fissiamo gli occhi nell'immortalità, della quale oltre l'autorità e la tradizione io trovo un grande argomento nelle nostre miserie medesime. Poiché non saprei come immaginarmi che l'Eterna Provvidenza avesse creata sì bella cosa, quale è l'anima nostra, unicamente per incepparla fra le imperfezioni di questa nostra fragile ed infelice macchinetta... Ma non predichiamo.
Temo pur troppo che la Palinodia sia giunta a Napoli prima di questa che le invio: ma non è mia colpa. Vostra Eccellenza sa a chi e perché ho dovuto darla. Per compenso della tardanza eccole la musica della medesima: cosa rara a' tempi nostri essendo musica d'un poeta. Ho sentito con somma pena l'incomodo dell'eccellentissimo signor conte suo consorte, cui dopo aver fatte le mie riverenze la priego dimandar se la filosofia è buona contro i dolori colici. E dalla sua risposta si regoli nel giudicar de' miei malanni, ma la carta manca: onde pieno di vero rispetto mi ripeto.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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