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      Conservatevi intanto alla gloria della nostra Italia, e credetemi.
     
     
     
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      A GIUSEPPE BETTINELLI - VENEZIA
     
     
      Vienna 10 giugno 1747.
     
      Quali grazie non debbo io rendervi, gentilissimo mio signor Bettinelli, per la obbligante cura che avete voluto prendervi di farmi capitare l'erudite considerazioni fatte sul mio Demofoonte? S'io avessi ozio per rispondere, la maggior parte della mia risposta non consisterebbe che in sentimenti di gratitudine per chi le ha scritte; tanto sente egli più vantaggiosamente delle mie fatiche, di quello ch'io medesimo ne senta. Le ho lette correndo ne' pochi momenti che ho avuti di tempo fra il riceverle ed il rispondervi, ma le leggerò molte altre volte per approfittarmi non meno degl'insegnamenti che dell'artifizio dello scrittore. Oh quanto faciliterebbe il mio profitto la pubblicazione della tragedia ch'egli promette! Allora, considerando le perfezioni di quella, conoscerei quel moltissimo di reprensibile ch'egli trascura di notare nel mio Demofoonte, bastandogli d'avvertire i lettori che vi sia, anzi contentandosi di concedere con esemplare carità che io medesimo abbia lasciato correre a bello studio quelle infinite irregolarità, perché non si ponga in dubbio che vi sono. Le parti del libriccino, di cui mi fate dono, le quali discendono a' particolari, sono la riflessione su la disuguaglianza de' caratteri di Timante e Creusa ed il paragone ch'egli propone fra il signor Apostolo Zeno e me: in quanto alla prima fors'egli ha ragione, ma io credeva che non fosse variazione di carattere il dipingere un personaggio medesimo in diverse situazioni.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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