Il mio Timante è un giovane valoroso, soggetto agl'impeti delle passioni, ma provveduto dalla natura di ottimo raziocinio e fornito dalla educazione delle massime le più lodevoli in un suo pari. Quando è assalito da alcuna passione è impetuoso, violento, inconsiderato; quando ha tempo di riflettere, o che alcun oggetto presente gli ricordi i suoi doveri, è giusto, moderato e ragionevole. E in tutto il corso del dramma si vede sempre in esso questo contrasto o vicenda delle operazion della mente e di quelle del cuore, degl'impeti e della ragione. Così fa Torquato Tasso del suo Rinaldo: quando la passione lo trasporta, dice di Goffredo:
Venga egli, o mandi, io terrò fermo il piede:
Giudici fian fra noi la sorte e l'armi;
Fera tragedia ei vuol che s'appresentiPer lor diporto alle nemiche genti.
Quando poi a sangue freddo ha tempo di riflettere e di ragionare, dice al medesimo Goffredo:
E s'io n'offesi te, ben disconfortoNe sentii poscia, e penitenza al core.
Or vengo a' tuoi richiami, ed ogni emendaSon pronto a far che grato a te mi renda.
L'istessa regola con diversa proporzione ho tenuta nel carattere di Creusa. Ella è una principessa eccessivamente dominata dal fasto del suo grado e della sua bellezza: offesa inaspettatamente da Timante, e nell'uno e nell'altro senza aver un momento da ragionare, prorompe inconsideratamente nella richiesta d'una vendetta che, sedato l'impeto primo, non solamente trascura, ma conosce non esserle dovuta; anzi a forza di raziocinio si riduce com'era giusto, a compatire l'istesso che perseguitava.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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