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      Io non ho mai scritto satire in tutta la mia vita, e non ne scriverò mai. Odio questo genere di scrivere, e non son provveduto d'atra bile e di mal costume abbastanza per potervi sacrificare i miei sudori; onde dite pure che se ne mente chi volesse applicarmene alcuna. Oltre di che il mio stile ha il suo carattere, e gl'intelligenti potrebbono difficilmente ingannarvisi. Se vi piace di dire i miei sentimenti su le considerazioni che m'inviaste, potete farlo liberamente, ma sarebbe finita la nostra amicizia se questa lettera, o per via di copia o in altra maniera, si pubblicasse: io non so quello che ho scritto in tanta angustia di tempo, ed ho solidissime ragioni per non volerlo. Amatemi e credetemi.
     
      P. S. L'Opera, che ho terminata per agosto, non si rappresenterà in tal tempo. Vi servirò come volete, quando sarà stampata. Desidererei d'aver indietro o l'originale ovvero una copia di questa lettera, che non ho tempo di mettere in miglior ordine.
     
     
     
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      A TOMMASO FILIPPONI - TORINO
     
      Vienna 13 Giugno 1747.
     
      Da che non è impresa da tentare il metter d'accordo il vostro coraggio con la mia pusillanimità su i presagi politici, sieguo l'ottimo vostro consiglio, eseguito nell'amabilissima vostra del 20 maggio, di caricar d'altra merce le nostre lettere; e non senza qualche interno maligno senso di compiacenza d'avervi comunicato alcun poco del mio vizio, in vece d'aver contratta qualche tintura della vostra virtù. Almeno, comeché io non pretenda che il confessiate, quel vostro uscir primo dallo steccato non lusinga irragionevolmente la mia vanità. Ma non trionfiamo in materia in cui vorremmo ben volentieri esser vinti.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





S. L'Opera Giugno