È rancido ma sicuro assioma che può trovarsi chi ceda ad altri di dottrina, ma nessuno d'ingegno. E come avete dimenticato quanto si è detto d'Omero e di Virgilio? E non vi sovvengono più i Pantilii e i Mevii d'Orazio? Non vi consola quello che avvenne a Terenzio, e forse a Lelio, a Scipione, nel teatro romano? Vi par picciola la cardatura che ha sofferta il povero Torquato fra' pettini fiorentini? Non mi avete voi asserito che a dispetto del mio divieto vi ha spinto la vostra impaziente amicizia a sfoderare in certe occasioni tutte le ire pasquiniane per la mia difesa? Or qual nuova specie vi si è fitta nel capo? Vorreste voi essere il solo fra tutta la poetica famiglia in cui non si trovasse a ridire? Vorreste per avventura che tutti vi applaudissero? sareste troppo superbo. Bramereste mai che nessuno parlasse di voi? sareste troppo moderato, e intendereste male il conto vostro. Della corrispondenza fra gli scrittori ed il pubblico non si vuol giudicare altrimenti che di quella degli amanti, fra' quali il più funesto de' sintomi non è già lo sdegno ma la dimenticanza. In quanto a me, dopo lunga esperienza non ho saputo a riguardo delle critiche rinvenire il miglior contegno, che approfittarmene se sono buone, riderne se son cattive; aspirar sempre a far bene, e lasciar che si stanchino gli altri a dir male. Non intendo di propormi in esempio, ma la ricetta è provata. Or sedate, vi prego, cotesti tumulti, rimettete l'animo in assetto e veniamo alla Generosa Spartana. Me n'è stato carissimo il dono, non meno per se stesso che come argomento della vostra ricordanza: l'ho già ben due volte e attentamente riletta, e giacché vi piace eccovene il mio sincero giudizio.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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