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      Abbiamo in primo luogo assai confidentemente conversato con que' buoni vecchi, a' quali dedit ore rotundo Musa loqui, ora raccogliendo qualche gemma sfuggita a' cisposi espositori, riducendo ora al suo giusto valore alcun tratto soverchiamente esaltato dalla servile temerità de' pedanti, e facendo in somma tal uso d'una modesta libertà di giudizio, che tanto ci allontanasse dalla stupida idolatria quanto dall'impertinente licenza del Pulfenio di Persio: qui centum Graecos curto centusse licetur. La Minerva ateniese non ci ha per altro alienati affatto dall'Apollo Palatino. Siamo andati in tal modo alternamente temperando l'artificiosa fluidità greca con la grandezza romana, vicenda di frutto corrispondente al diletto che abbiamo con la vicina comparazione più vivamente sentito, e come la prima soavemente seduca e come la seconda imperiosamente rapisca. Si è travestita in terza rima la bellissima satira d'Orazio Hoc erat in votis, per compiacere al mio conte di Canale, non così avverso a cotesta ingratissima specie di lavoro. Quel pensar con la mente altrui, dir tutto, non dir di più, e dirlo in rima è per me schiavitù non tollerabile, se non se a prezzo del gradimento d'un sì degno amico e sì caro. Pure in questa traduzione un eccellente artefice, come voi siete, troverebbe per avventura di che appagarsi; poiché voi conoscereste esattamente quanto possa aver costato una certa franca e originale leggerezza, con la quale essa porta e non istrascina i suoi ceppi. L'occasione di tradurre la lettera Ad Pisones mi fece già sovvenire alcune mie riflessioni non del tutto le più comuni, che la lunga pratica del poetico mestiere mi ha di quando in quando suggerite.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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