Or come imaginarsi che abbia potuto mettere in uso questo faticoso mezzo una persona che mercé l'eminente suo stato è così pochi momenti di sé medesima? Sono impaziente di ricever gli altri componimenti che mi promettete: e quindi innanzi fate conto d'esservi tirato addosso un importuno: perché io non vi lascerò mai in pace, per ottener dalla vostra amicizia che mi facciate parte di quanto vi capiterà nelle mani di questo genere; purché un espresso divieto non l'impedisca.
Mi rallegro con esso voi delle vostre due serenate, ma più dell'Orfeo che della Plotina. Nella prima il soggetto più poetico vi ha scaldata più vantaggiosamente la fantasia.
Amatemi quanto io vi amo, e credetemi il vostro.
P. S. Amico, le vostre due lettere mi confondono, e non so come scrivere per servirvi. La P. R. ha torto di non voler che si veggano i suoi componimenti, perché sono veramente degni di ammirazione, anche prescindendo dalla qualità di chi gli ha scritti.
Ho da molto tempo la vostra canzone, ma sono recenti gli ordini vostri di pettinarla. Se volete che vi serva da buon amico, abbiate pazienza qualche giorno. Addio.
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A GIOVANNI CLAUDIO PASQUINI - DRESDA
Vienna 15 Febbraio 1749.
In somma l'amabilissimo mio abate Pasquini non diverrà mai buon economo? Con quelle preziose merci delle quali tutto in un tratto mi opprime nella sua lettera del 3 di febbraio avrebbe potuto alimentar per anni intieri la mia quantunque insaziabile poetica vanità. Che una principessa collocata dalla Provvidenza tanto al di sopra del comune de' viventi si compiaccia che passino sotto gli occhi miei le divine produzioni dell'ammirabile suo talento; che con un suo sovrano e preciso comando voglia ch'io non possa dubitare della sublime sorgente di questa mia invidiabile fortuna; che si degni di farmi addurre un per me così glorioso motivo delle antecedenti sue renitenze; sono tentazioni soprabbondantemente efficaci a render ambiziosa tutta la cinica indifferenza ed a mettere in tumulto tutta la stoica insensibilità. Ma che trascorra poi la sua generosa moderazione sino all'eccesso di chiamarmi a parte di quella gloria che non già agli scritti miei ma tutta deve interamente a' suoi felici talenti, è una circostanza che giustifica ciò che altre volte ho scritto, cioè
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Orfeo Plotina S. Amico Febbraio Pasquini Provvidenza
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