Imparai a rispettarlo fino da' primi momenti ch'io venni a questa Corte, dove egli in quel tempo si ritrovava; e l'universale opinione del distinto suo merito, che si è andata di giorno in giorno dilatando, mi ha poi reso superbo del mio giudizio. Vi prego, dopo le dovute mie umilissime riverenze, di non tacergli a qual segno lusinghi la mia vanità la riflessione ch'egli abbia potuto ritrovarmi nella sua memoria.
Vi desidero miglior salute di quella che avevate quando scriveste l'ultima vostra lettera. Ma, caro Pasquini, s'Africa piange, Italia non ne ride: mettiamo a profitto que' pochi giorni sereni che ancor ci concede la Provvidenza, e tollerando il presente speriamo bene del futuro. Amatemi voi intanto come io vi amo, e credetemi costantemente.
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A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - MADRID
Vienna 8 Marzo 1749.
Evviva il mio adorabile gemello. Con la carissima vostra del 28 di gennaro avete generosamente sorpreso il nostro Migliavacca, che ha durata grandissima fatica a potersi persuadere di aver fatta la strepitosa presa di trecento ungheri. Egli conosce di non averli meritati, ma ne aveva tanto bisogno, che crede assolutamente che sia questo un miracolo del santo re David protettore de' poeti. Io ne ho avuto un sensibile piacere per considerarmi uno strumento di cui si è voluta servire la Provvidenza per soccorrere questo pover'uomo; ma principalmente perché il rimbombo d'una generosità così poco comune fa grandissimo onore al mio gemello. Il Migliavacca non la tace, ed io ne ho riempito e la città e la Corte.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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