Il duetto non può cadere in altro luogo che nel fine dell'atto secondo, in vece delle ultime due arie di Sesto e di Vitellia. Questa signora non essendo innamorata del suddetto giovane renderà difficile il formare fra loro un tenero duetto. Il miglior ripiego che mi si è presentato è l'introdurre in Vitellia, alla disgrazia d'un uomo a lei ciecamente rassegnato, un rimorso così violento e una compassione così viva che possa confondersi con l'amore. Se la signora Grandi vorrà far vista di piangere alcun poco, la cosa non andrà male.
Or mi dica in cortesia, che strana voglia è cotesta sua di farsi scaricare in Egitto? Per vedere degli obelischi basta andare sino a Roma; delle mummie ve n'ha per tutto: e se in Europa non vi sono coccodrilli, è per altro fertilissima di cento e cento sorti di bestie assai più capricciose di quelle. Pure se la speranza di rivederla dipenda da questo giro, non voglio affannarmi di dissuaderla.
La nostra signora contessa d'Althann, la casa Luzan, e tutti gli amici dell'uno e dell'altro sesso, sensibili all'obbligante memoria che ella conserva di loro, la contraccambiano con usura e sospirano il suo ritorno. Ma ella ha così mal eseguite le mie, ch'io non dovrei arrischiarmi nelle sue commissioni. Ha ella assicurata la signora marchesa Guidiccioni della costante ed ossequiosa stima che ho sempre professata per lei? Ha riveriti a mio nome i signori fratelli Bernardini e gli altri cavalieri che furono in Vienna al tempo dell'ambasciata? Niente affatto. Orsù, io la perdono, pur che supplisca ora con tutti e che non usi economia d'espressioni col degnissimo signor Luigi marchese suo padre, per cui io mi sento non solo la giusta stima che egli ha saputo esigere in ogni luogo, ma tutta altresì quella tenerezza che si può accordare col rispetto.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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