Basta: nessun meglio del cucchiaio conosce i guai della pentola.
Il profondo silenzio sulle mie faccende di Napoli non mi par d'ottimo augurio. Fiat lux, faccia lui, dice Arlecchino. Io sono in utrumque paratus. Conservatevi, datemi nuove di voi, amatemi e credetemi ostinatamente il vostro fedelissimo.
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A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - MADRID
Vienna 19 Giugno 1749.
Stavo meditando una satira in vostra lode per vendetta del barbaro silenzio che mi avete fatto soffrire, quando questo ambasciator veneto m'inviò ier l'altro la tenerissima vostra del 6 dello scorso maggio scritta da Aranjuez. Io dovrei tacervi l'ascendente che voi avete su l'animo mio e la prontezza con la quale i vostri sospirati caratteri hanno subito non solo sedati i bollori della mia collera, ma rappresentate alla fantasia tutte le più minute circostanze del vostro merito, contro del quale non ho difesa. Non abusate per altro della mia confessione, siate più umano in avvenire, e non vi fidate su la dolcezza del mio carattere. Non vi è amaro più insopportabile di quello che si forma della corruttela del dolce. Vi ricordate di quei poponi che si chiamano a Napoli meloni d'inverno? Finché sono sinceri, oh che nettare! Ma se cominciano solo un poco a guastarsi, oh che tossico! Ebbene: figuratevi che il vostro Metastasio sia uno di quelli: abbiate cura che non si guasti, se non volete essere avvelenato.
Lode al Cielo che alla fine vi è pervenuto il mio ritratto. Oh quanto invidio le sue fortune! Egli sarà continuamente in compagnia dell'amabile gemello, e io ne son diviso la metà dell'Europa; ma confesso ch'egli merita ogni bene, avendo saputo procurare all'originale le benigne approvazioni di codesti clementissimi monarchi.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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