Benché io vi abbia scritto lungamente quattro giorni fa, non posso trattenermi oggi d'abbracciarvi nuovamente in conseguenza delle lettere di Napoli che in questo punto mi pervengono. Mi dicono di là che le difficoltà sono grandissime per la restituzione della nota percettorìa, essendo stata venduta; ma nel medesimo tempo mi assicurano che gli uffici a mio favore sono venuti di carattere sovrano. Da questo comprendo con qual sincerità di cuore e con quanto calore di vera amicizia avete operato per me. Ancorché non si avesse a conseguir cosa alcuna, io me ne ricorderò tutta la mia vita; e sarete sempre la più cara di tutte le mie rimembranze. In somma il mio ammirabile Carluccio non solamente è il patriarca di tutta la gerarchia canora, ma è il re degli uomini onesti e l'esempio de' veri amici. Dio vi conservi per consolazione di chi vi ama e per confusione di quelli che non sanno imitarvi.
Che la Corte di Napoli voglia sborsare il denaro per renderlo al compratore della percettorìa, è difficoltà cugina carnale dell'impossibile; ma, volendo secondare le premure della vostra Corte può ben trovare un compenso da dare al compratore o a me. A me, per esempio, in caso disperato, perché non potrebbe dare l'equivalente in beneficii ecclesiastici? che non costano denaro, e si hanno pur da dare a qualcuno. Pensate se questo espediente è da proporsi, e fatene uso secondo la vostra prudenza. S'io vi raccomandassi di nuovo l'affare, sarei il più ingrato di tutti i viventi. Voi non solo non vendete il fumo, ma lavorate senza né pure farvene il merito d'avvisarmelo; ed io so da tutt'altri quanto voi fate, fuor che da voi.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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