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A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - MADRID
Vienna 9 Luglio 1749.
Il trasporto di gratitudine e di tenerezza che mi occupava quando su le notizie di Napoli ultimamente vi scrissi, non mi permise tanto di pazienza quanto era necessario per copiar le cantate che presentemente vi acchiudo. Mi parve così generosa la vostra maniera di operare, e così distinta dalla maniera comune, che non sapeva pensare ad altro. Alla moda si promette molto e si mantiene pochissimo. Voi fate moltissimo e dite poco, e così poco ch'io ho da saper da Napoli quello che voi fate per me in Ispagna. In somma non v'è che un Farinello! Io son superbo di ritrovar così ragionevole quella violenta inclinazione che mi ha fatto sempre esser vostro, e vi vorrei persuaso che, qualunque esito abbia il mio affare, io ve ne professerò sempre la medesima gratitudine. Comunque la cosa vada, voi mi avete a buon conto fatto vedere che, se voi poteste farmi papa, io già dispenserei indulgenze; e questo basta per legare un uomo onesto: l'esito non dipende da noi.
Vi acchiudo due cantate: la prima a due voci, breve di recitativo con due arie, atte ad una musica gentile, e un duetto assai tenero. Una ninfa innamorata, un pastorello per natura geloso sono gl'interlocutori: e spererei che condita con le vostre note, ed eseguita a vostro gusto, potesse fare il suo effetto. L'altra è una cantata a voce sola di stile più festivo. Parla in essa un galantuomo ad una damina uccellatrice che vorrebbe invischiarlo, ed egli non se lo sente.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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