La novella pellegrina è costretta per legge del Fato d'arrestarsi in su l'uscita, e di gustare da ciascun de' due vasi ancora incogniti a lei ciò che in essi si contiene, molto o poco come le piace. Or come tutte portan seco la dannosa inclinazione di preveder ragionando: ecco ciò che lor ne deriva. Quella che per avventura s'abbatte a gustar prima il dolce, argomenta che sia della stessa natura ciò che si chiude nell'altro vaso: e volendo raddoppiarsi il piacere prende una maggior porzion dell'amaro, e si trova delusa. Quella all'incontro che prima nell'amaro s'avviene, falsamente al pari dell'altra ragionando, per isminuirsi il disgusto, prende picciolissima porzione del dolce, e se medesima inganna. E quindi è (soggiunge il poeta) che nel corso dell'umana vita il dolce è sempre tanto minor dell'amaro.
Ma si conceda alla superbia umana cotesta sognata facoltà di preveder ragionando: se non se le consente anche l'altra di poter svolgere il corso degli eventi, non le servirà che di pena. Sono assiomi che non han bisogno di pruova, che in questa valle di lagrime i malanni eccedono infinitamente il numero dei piaceri: e che i malanni imaginati sono più terribili che realmente sofferti. Un poeta a me tanto quanto cognito, in un suo scartafaccio non ancora pubblicato, spiega così la verità di questo sentimento:
Sempre è maggior del veroL'idea d'una sventura,
Al credulo pensieroDipinta dal timor.
Chi stolto il mal figura,
Affretta il proprio affanno:
Ed assicura un danno,
Quando è dubbioso ancor.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Fato
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