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      Che, gran tessitore di stratagemmi, ne avea inutilmente imaginati moltissimi per mettersi in libertà: e che persuaso finalmente che tutti gli accorgimenti suoi non sarebber mai giunti a deludere la troppo cauta vigilanza della sua gelosa custode, tentò di vincerla a forza aperta. Che aspettando il momento opportuno, non so in quali circostanze e fra quali accessi di tenerezza, seppe così ben coglierlo un giorno che l'innamorata maga, incapace di resistergli, gli promise con uno di quei solenni giuramenti, così terribili agli dei d'Omero, la libertà d'una limitata assenza. Che il destro Ulisse, approfittandosi delle negligenti difese della disarmata nemica, spinse più oltre la sua vittoria, e dimandò di poter condur seco in Grecia un paio almeno de' molti suoi compagni, che già da lei trasformati in diversi animali erravano per quelle campagne. Che non solo un paio gliene furon concessi, ma tutti quelli che volontariamente seguitar lo volessero e riprendere l'umana forma. Che, già sicuro l'astuto Greco che nulla gli verrebbe negato, s'avvanzò a chiedere che fosse resa a' suoi compagni la perduta facoltà della favella per potere spiegarsi con esso loro; e l'ottenne. Oh quanto è stato poi per nostra disgrazia fecondo quello scandaloso esempio di far parlare gli animali! Ma non usciam di carriera. Ulisse (prosiegue l'autore), superbo del suo trionfo e più che certo di non lasciar né pur uno de' suoi prigioni alla maga, si svolse il più presto che seppe dalle braccia di lei, impaziente di perfezionar la grand'opra.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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