Or poiché l'Attilio dee pur essere la materia di questa lettera, incomincierò a spiegare i caratteri, che forse non avrò così vivamente espressi nel quadro come in mente gli ho concepiti.
In Regolo dunque ho preteso di dar l'idea d'un eroe romano d'una virtù consumata non meno per le massime che per la pratica, e già sicura alla pruova di qualunque capriccio della fortuna; rigido e scrupoloso osservatore così del giusto e dell'onesto come delle leggi e de' costumi, consacrati nel suo paese e dal corso degli anni e dall'autorità de' maggiori; sensibile a tutte le permesse passioni dell'umanità, ma superiore a ciascuna; buon guerriero, buon cittadino e buon padre, ma avvezzo a non considerarsi mai distinto dalla sua patria, e per conseguenza a non contar mai fra i beni o fra i mali della vita se non gli eventi o giovevoli o nocivi a quel tutto di cui si trova egli esser parte; avido di gloria, ma come dell'unico guiderdone al quale debbano aspirare i privati col sacrifizio della propria alla pubblica utilità. Con queste qualità interne io attribuisco al mio protagonista un esteriore maestoso, ma senza fasto, riflessivo, ma sereno, autorevole, ma umano, uguale, considerato e composto: né mi piacerebbe che si concitasse mai nella voce o nei moti, se non che in due o tre siti dell'opera, ne' quali la sensibile diversità del costante tenore di tutto il suo rimanente contegno farebbe risaltar con la distinta vivacità dell'espressione gli affetti suoi dominanti, che sono la Patria e la Gloria.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Attilio Regolo Patria Gloria
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