In primo luogo perché voi conserverete quell'economia di tempo ch'io tanto ho di sopra raccomandata, e principalmente poi perché voi sapete a perfezione l'arte con la quale vadano alternati i piani, i forti, i rinforzi, le botte ora staccate or congiunte, le ostinazioni or sollecite or lente, gli arpeggi, i tremuli, le tenute, e sopra tutto quelle pellegrine modulazioni delle quali sapete voi solo le recondite miniere. Ma se, a dispetto di tanti sussidi dell'arte, foste voi di parere diverso, cedo alla vostra esperienza, e mi basterà che siano accompagnati i versi seguenti, cioè i primi dieci dal verso:
Regolo resti! ed io l'ascolto! ed io ecc.
sino al verso:
Meritai l'odio vostro?
poi dal verso:
No, possibil non è: de' miei Romani ecc.
sino al verso:
Esorto cittadin, padre comando;
e finalmente dal verso:
Romani, addio: siano i congedi estremi ecc.
sino alla fine.
Voi crederete che la seccatura sia finita? signor no: v'è ancora una codetta da scorticare. Desidererei che l'ultimo coro fosse uno di quelli coi quali avete voi introdotto negli spettatori il desiderio, per l'innanzi incognito, di ascoltarli, e vorrei che regnando in esso quell'addio col quale i Romani danno a Regolo l'ultimo congedo, faceste conoscere che questo coro non è, come per l'ordinario, una superfluità, ma una parte necessarissima della catastrofe.
Ho finito, non già perché manchi materia o voglia di parlare con voi, ma perché sono veramente stanco e perché temo di stancarvi. Il signor Annibali desidera ch'io gli scriva alcuna cosa su la sua parte: vi prego di leggergli quello che può far per lui.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Romani Romani Regolo Annibali
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