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      Il tempo, non già l'enorme quantità de' rimedi inutilmente usati, veggo che va ricomponendo questo tormentoso disordine; ma con lentezza così maligna, che per avvedermene ho bisogno di far sempre comparazione delle circostanze del passato con quelle del presente mio stato, come succede nell'indice d'un orologio, di cui è visibile il progresso e insensibile il moto. Ma ora, grazie a Dio, non m'inganno; gli assalti sono certamente più rari e meno efficaci, onde il miglioramento già conseguito mi autorizza a sperare ch'abbia una volta a terminare il noioso periodo di questa indisposizione; periodo, per mia disgrazia, di quelli di cancelleria, ne' quali si perde il fiato prima di raggiungere il verbo. Ho tentato più d'una volta d'approfittarmi degl'intervalli tranquilli; ma la violenta fissazione, della quale o per debolezza del mio talento o per necessità dell'arte io ho bisogno al mio mestiere, mi richiama subito alla testa un concorso tumultuoso di spiriti che incomincia infiammandomi il viso, procede turbandomi la vista e finisce togliendomi la facoltà di pensare, non che di produrre. E poi Vostra Eccellenza sa bene quanto è difficile che possa riuscir buona un'opera fatta per intervalli: interrompono questi la connessione delle idee, delle quali altre intanto si sfigurano, altre svaniscono affatto. Un'opera, perché possa sperarsene bene, deve essere gettata tutta in un tratto, come i cannoni e le campane, altrimenti non sarà mai cosa intera e vi resterà sempre la deformità delle commessure.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Dio Vostra Eccellenza