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      Che indiscretezza! che crudeltà! che ingratitudine! Ma, direte voi, che avrei dovuto far dunque nella situazione in cui mi trovo? Che? Dovevate scrivermi direttamente il contrario di quel che mi scrivete, dovevate dirmi che cotesto soggiorno è insopportabile, che costì non si conosce ospitalità, che al mio Attilio è stato fatto un misero accoglimento, che la musica del signor Hasse è mediocre, che le decorazioni saran meschine, che gli attori, scopertamente miei nemici, fanno il possibile per far risaltare tutti i difetti dell'opera mia, che la Corte tutta, che i sovrani sono sommamente contenti che la mia presenza non li riduca a dissimular per compassione quanto poco siano internamente soddisfatti di questo mio... Ah! no: caro Ercolini, non mi credete; questi sono trasporti d'infermo: sarei inconsolabile se mi aveste scritto diversamente da quello che mi scrivete.
      È un gran tormento il sentirsi esaltare ed offerire ciò che non si è in istato d'ottenere, ma il contento d'esser assicurato delle grazie reali eccede troppo qualunque prezzo. Fate, vi prego, che giungano a piè del trono, se potete, questi veraci miei sentimenti. Dite che per ora la mia consolazione è il riflettere che non tutto l'anno imperversano le stagioni, e che naturalmente gl'incomodi miei avranno le lor vicende, e imploratemi, non già scusa, ma compatimento in una circostanza, nella quale tutta la perdita è mia.
      Ecco la misura del rame per il signor Bibbiena, che riverisco ed abbraccio. Ditegli che può far le idee delle sue scene anche più grandi, se vuole, e che s'adatteranno al bisogno, che non è necessario ch'ei si affatichi; basta un solo scolaro, ma presto.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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