Sento con mio rammarico che il corriere non sia partito ancora; e non vorrei aver fatto male per troppa cura di far meglio.
Non vi dimenticate, vi prego, di rendermi o farmi rendere minutamente informato del nome, della virtù e della maniera di mettere in uso quella materia e non erba di cui ho trovata ripiena la fiasca di terra che mi avete mandata nella cassetta della china. Tutta la città n'è curiosa, ed io vorrei soddisfarla.
Addio, caro gemello: i miei flati mi strapazzano senza pietà. Amatemi quanto io vi amo e credetemi il vostro.
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A GIOVANNI CLAUDIO PASQUINI - SIENA
Vienna 7 Febbraio 1750.
La carissima vostra del 19 gennaio contraccambia amaramente il piacere che sogliono costantemente arrecarmi le vostre lettere col rammarico di veder troppo sollecitamente avverate le mie predizioni intorno alla vostra trasmigrazione in Toscana. Oh Dio buono! Avevate pur tante volte letto pensato e forse scritto che la tranquillità tanto meno si raggiunge quanto più se ne corre in traccia fuori di sé; e voi avete permesso alla vostra fantasia di scaldarsi sino al segno di figurarsela nella miseria. Oh - dite voi - non credeva. E vi rispondono i nostri antichi maestri Turpe est dicere non putabam; e particolarmente quando prima di fare il salto la tenera premura de' vostri amici è corsa, come sapete, al romore, si è affannata per illuminarvi, ha voluto tenervi per le maniche del saio, e voi le siete fuggito violentemente di mano. Tanto è vero che le belle massime non rendono capace la mente di resistere agl'impeti del core, quando mercé d'un ostinato esercizio non siano meccanicamente convertite in costume.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Febbraio Toscana Dio Turpe
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