Ecco conseguito, caro abate, il più illustre premio ch'io potevo proporre a' miei sudori: il resto è più affare d'altri che mio.
L'inviato di Napoli a Dresda mi carica d'una cura mercantile ben poco adattata al mio mestiere. Non mi ha mai scritto: mi scrive unicamente per questo, e vuol ch'io me ne avvegga, non parlandomi affatto d'altro. La confidenza non mi sorprende meno di quello mi onori. Voi, secondo egli dice, dovevate parlarmene. Oh povera umanità! Addio: senza ch'io l'esageri, sapete a qual segno io sono.
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A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 7 Febbraio 1750.
Spero che la buona volontà che mostrate nella vostra del 24 di gennaio a riguardo della nuova amministrazione non soffrirà alterazione nell'opera, e che mi darete sempre occasione di lodare in voi la gratitudine d'un uomo beneficato, la tenerezza d'un fratello e la corrispondenza d'un amico. Fatelo per voi medesimo.
Ma bisogna volerlo efficacemente, e tutta l'efficacia consiste a non differir mai a dimani quello che s'ha a far oggi. Il peso che è leggierissimo diviso diventa insopportabile congiunto. Abbiate l'umiltà di credere che in questo genere siete novizio, e cercate la direzione di chi è consumato nel mestiere. Scrivo al signor d'Argenvillières ed al signor abate de Gama con quei sentimenti di gratitudine che sono dovuti a così degni amici. Riveriteli ancor voi a nome mio. Non v'è nessun impiccio ne' denari di mia ragione che sono rimasti nell'eredità del signor Perrone. A tenore del bilancio mandatomi dal signor Niccolò suo fratello io rimango creditore sino a tutto il dicembre del 1749 di scudi romani mille trecento novant'uno, dico 1391 e rotti.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Napoli Dresda Febbraio Argenvillières Gama Perrone Niccolò
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