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      L'eredità vi pagherà per me questa somma e non avrà contratta alcuna infermità nel restar confusa con l'altro denaro del defonto amico. Io vi manderò nel venturo ordinario un finalissimo saldo fra me ed il signor Perrone. Voi lo consegnarete all'erede nel ricevere il denaro di cui sono creditore, e tutti gli impicci sono terminati.
      Oltre l'Attilio mandato da me a voi, ne feci mandar uno da Dresda al povero defonto e mi pare avervi scritto di ripeterlo. La signora Caterina Ghezzi lo desidera. Onde se non l'avete dimandato, lasciate di domandarlo; e se l'avete riscosso portatelo voi medesimo di nuovo alla suddetta signora e fategliene dono a mio nome. Non potete imaginarvi con quanta cordialità mi scrive il signor Marini: non tralasciate d'assicurarlo della mia infinita riconoscenza. Addio. Non posso più scrivere. Voi vedete s'io v'amo, onde riamate il vostro.
     
     
     
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      A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
     
      Vienna 7 Febbraio 1750.
     
      La pronta generosa ed amichevole maniera con la quale V. S. illustrissima seconda le istanze mie nella obbligantissima sua dei 24 del corrente anno, dà l'ultima mano al vantaggioso ritratto che l'amabilissimo nostro signor abate Gama mi ha replicatamente fatto del suo adorabile carattere. Un acquisto così prezioso quale è quello d'un amico di tanto peso mi riconcilia con la mia fortuna che, a dispetto di mille torti, mercé questo solo favore diventa mia creditrice. Io non m'impegno per ora a rendimenti di grazie: benché sian già grandi i miei debiti, preveggo la mole de' futuri, ed arrossisco di caricarmene con sì poca speranza di soddisfarli, quando non voglia ella accettar per moneta corrente la mia forse inefficace ma infinita riconoscenza.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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