Ed eccovene la ragione. Quel piagnone d'Enea, prima che andasse in Cartagine a sviare quella povera vedovella che voi avete conosciuta, ebbe moglie in Troia; ed il demonio ha fatto che si chiamasse anch'essa Creusa, come la nostra principessa. Virgilio nell'Eneide ripete il nome di questa buona donna una decina di volte, e sempre lo situa in fine di verso, e sempre lo fa di tre sillabe, e sempre ne allunga la penultima. Or, s'io avessi la temerità d'oppormi al replicato esempio di Virgilio, incorrerei nella scomunica maggiore appresso a tutta la gerarchia poetica; né basterebbe per riconciliarmi col Parnaso il pellegrinaggio di Delfo o d'Elicona. Sicché, o volere o non volere, convien ch'io m'accomodi con la lunga. Voi, che per vostra buona sorte non patite di poesia, non siete obbligato a questi riguardi. Ammiro il vostro mezzo termine da Fabio Massimo, col quale andate temporeggiando e contentando i due partiti. Non si poteva proveder meglio che ordinando, come voi avete fatto, che la metà degli attori accorci il nome contrastato, e l'altra metà lo allunghi. Mi piace tanto il ripiego, che ho risoluto di servirmene in musica. Quando caderà dubbio su qualche terza, la prenderò minore con l'una e maggiore con l'altra mano; e ci troverà ogn'uno il suo conto.
Ma è già tempo che venghiamo alla materia equestre. Ricevo in questa settimana la seconda di cambio di tremila fiorini in una lettera del signor Ridolfi, a cui facendo ricevuta per mezzo vostro risparmio oggi l'inutile incomodo d'una risposta.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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