Veramente io strasecolo, quando rifletto che ci è così cara la vita, e ne perdiamo la più gran parte. Ma voi siete pure il gran cicalone! Venghiamo una volta a noi. Mi rallegro con chi vi ha resa in Roma giustizia e con eleggervi alla direzione dell'armonico Vaticano e con esentarvi dalle leggi comuni. Facendo altrimenti avrebbe fatto maggior torto al suo giudizio che a voi. Vorrei che i comodi corrispondessero al decoro, e che né questo né quelli s'opponessero alle mie speranze di rivedervi, d'abbracciarvi e di trovarmi altre volte con voi alle nozze del piacere con la ragione, che nelle note degli altri stanno quasi sempre in discordia. Basta: voi sapete le mie regolette morali d'approfittarmi quanto l'onestà permette del presente e di sperar sempre bene del futuro. Onde godo de' vostri vantaggi e non dispero de' miei. Addio.
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A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
Vienna 11 Aprile 1750.
Quando io non vi fossi debitore di tutte le grazie che mi compartite, la maniera come pensate, quella con cui v'esprimete, e la sola eccessiva parzialità che protestate a mio vantaggio mi farebbe vostro. Io lo sono quanto si possa essere. Mi renderete giustizia credendolo, e mi obbligherete provandomi.
Mio fratello vi presenterà due ordini fermi in uno per venti scudi da pagarsegli di mese in mese, ed undici di tre in tre mesi sino a nuovo mio ordine: vi prego dargli esecuzione, dandomene debito ne' nostri conti.
Credo che i miei, negl'imbarazzi che ha cagionati la morte del povero Perroni, siano debitori di uno o due tremestri del fitto della casa che abitavano.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Roma Vaticano Perroni
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