Pagina (515/1548)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Veramente io strasecolo, quando rifletto che ci è così cara la vita, e ne perdiamo la più gran parte. Ma voi siete pure il gran cicalone! Venghiamo una volta a noi. Mi rallegro con chi vi ha resa in Roma giustizia e con eleggervi alla direzione dell'armonico Vaticano e con esentarvi dalle leggi comuni. Facendo altrimenti avrebbe fatto maggior torto al suo giudizio che a voi. Vorrei che i comodi corrispondessero al decoro, e che né questo né quelli s'opponessero alle mie speranze di rivedervi, d'abbracciarvi e di trovarmi altre volte con voi alle nozze del piacere con la ragione, che nelle note degli altri stanno quasi sempre in discordia. Basta: voi sapete le mie regolette morali d'approfittarmi quanto l'onestà permette del presente e di sperar sempre bene del futuro. Onde godo de' vostri vantaggi e non dispero de' miei. Addio.
     
     
     
      371
     
      A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
     
      Vienna 11 Aprile 1750.
     
      Quando io non vi fossi debitore di tutte le grazie che mi compartite, la maniera come pensate, quella con cui v'esprimete, e la sola eccessiva parzialità che protestate a mio vantaggio mi farebbe vostro. Io lo sono quanto si possa essere. Mi renderete giustizia credendolo, e mi obbligherete provandomi.
      Mio fratello vi presenterà due ordini fermi in uno per venti scudi da pagarsegli di mese in mese, ed undici di tre in tre mesi sino a nuovo mio ordine: vi prego dargli esecuzione, dandomene debito ne' nostri conti.
      Credo che i miei, negl'imbarazzi che ha cagionati la morte del povero Perroni, siano debitori di uno o due tremestri del fitto della casa che abitavano.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Roma Vaticano Perroni