Il nostro signor conte Piccolomini, che riceve sempre con tenera gratitudine le prove della obbligante vostra memoria di lui, vorrebbe ch'io rispondessi diffusamente alle ultime che gliene ho recate. Io mi fido alla vivezza della vostra imaginazione, per non mettere a cimento con essa la mia scarsa eloquenza. Addio, caro amico, non vi stancate d'amarmi: e credete che se si dà fisica predeterminazione, la prova nel riamarvi e rispettarvi egualmente il vostro.
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A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 29 Giugno 1750.
Dopo il nuovo regolamento delle poste qui si può scrivere per Roma il lunedì ed il giovedì. Valendomi di questo comodo, io saltai alcune settimane sono dal solito lunedì al prossimo giovedì, e questo piccolo salto è bastato a mettervi in orgasmo un poco più di quello che la ragione permetteva, come veggo dalla vostra del 13 del cadente. Per mettervi in tranquillità vi accludo un Inno a s. Giulio, di cui non si sa altro se non che fu martirizzato fanciullo. In questi paesi il popolo canta nelle chiese inni nella sua lingua in ogni occasione. Il padre gesuita direttore della cappella italiana ha voluto secondare il costume del paese, e mi ha assediato perché io scrivessi il primo inno a questo santo, che si venera particolarmente nella sua cappella; ma non l'avrebbe conseguito, se la paterna clementissima commissione datavi per me dalla Santità di Nostro Signore non fosse giunta in tempo, e non mi avesse risvegliato l'estro ecclesiastico. Io credo che, per poco che crescesse l'influenza pontificia, io scriverei gl'inni per tutti i giorni dell'anno.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Piccolomini Giugno Roma Inno Santità Nostro Signore
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