Amatemi, conservatevi; e credete che quando io predico non son perciò meno del solito.
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AD ANNA FRANCESCA PIGNATELLI DI BELMONTE - NAPOLI
Vienna 6 Agosto 1750.
Una delle mie febbri chiamate efimere mi ha fatto sorprendere in letto dall'arrivo del signor ambasciatore di Napoli, onde non ho potuto ancor assicurarlo in persona del mio rispetto; ancor ch'egli sia giunto fin da domenica. Ma ho già veduto una volta il signor duca di Santa Elisabetta, e due il signor cavaliere Naselli, e sono sommamente contento così dell'uno come dell'altro. Spero che faranno onore all'Italia, così per i talenti loro come per le maniere. Quando la mia salute mi avrà permesso di approfittarmi più frequentemente della loro compagnia, ne dirò di vantaggio. Rendo intanto all'Eccellenza Vostra un mondo di grazie d'avermi procurato con le sue lettere l'acquisto di così invidiabili conoscenze: benché le troppo parziali espressioni dell'Eccellenza Vostra gli abbiano imbevuti d'un'opinione a mio riguardo, ch'io dispero di poter sostenere.
Ho già sentite in letto dall'autore medesimo alcune arie dell'Attilio Regolo; ed argomento da quelle, benché cantate senza istromenti al solo accompagnamento d'un povero sordino, quale debba essere il merito del tutto. In somma parmi bene impiegata la sua adozione.
Scriverei più lungamente ma questa benedetta febbre, che i medici come ho detto chiamano efimera ed io cavallina, mi ha indiscretamente scarmigliato: onde supplicando l'Eccellenza Vostra di rinnovar sempre la memoria dell'ossequio mio al signor principe ed al signor marchese di Galatone, con la solita rispettosa devozione sono.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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