Io credo che le nostre menti soggiacciano alle loro inappetenze, come gli stomachi nostri: ma so altresì che tutte le inappetenze nostre non sono funeste, né sono mai giunto a temere nella vostra svogliatezza un principio distruttivo dell'amor vostro. Povera scuola socratica, se dallo schiccherar d'un foglio dipendesse l'esistenza dell'amicizia! Non si amavan forse i viventi prima che gli Egizi, i Fenici, o chiunque sia stato, s'avvisassero d'inventare i caratteri? Gli animi accordati con certe scambievoli proporzioni hanno fra di loro, come le cetre, una corrispondenza arcana, per la quale a vicenda perfettamente s'intendono senza verun bisogno di quei materiali veicoli co' quali unicamente sanno far commercio di pensieri i profani.
Mi fu carissimo il dono de' vostri Dialoghi, ch'io rilessi per la terza volta con tutta l'avidità della prima; e mi parve ch'essi non avessero acquistato meno per quello che avete lor tolto, che per quello di che gli avete arricchiti. Or prego il Cielo che li difenda dalla vostra incude, su la quale non veggo come potessero tornare senza svantaggio.
Che pensiero ipocondriaco è mai quello che vi va per il capo, di volermi dedicare un vostro libro? Noi altri poveri ranocchi d'Ippocrene non siam figure da frontispizio. Questo è mestiere destinato a quei luminosi figli della fortuna che abbondano d'ogni spezie di merito, senza soggiacere alla dolorosa condizione di andarne comprando, come i miei pari, qualche minuto ritaglio a prezzo di vigilie e di sudori.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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