Da ogn'altro meno discreto del mio signor Hasse temerei, e con qualche apparenza di ragione, di esser tenuto per uno di quei primi rustici abitatori d'Arcadia che, nati dalle querce, ignoravano perfettamente tutti i canoni del Galateo. Ma voi mi conoscete, e dovete essere persuaso della mia tenera amicizia a dispetto di qualunque silenzio, ancorché durasse tutto il quinquennio pitagorico. La vostra lettera e le arie del Ciro, che vi compiaceste inviarmi, mi trovarono in mezzo a' miei crudelissimi flati: a questi si aggiunse un comando augustissimo d'una nuova opera da cantarsi da cavalieri e dame, lavoro che mi ha obbligato a sospendere qualunque altro affare. Uscito da questo ginepreto, passò per questa Corte la signora Costa e Torelli, e questa mi diede tali nuove della vostra gotta ch'io non ardii di scrivervi se prima non era meglio informato del vostro miglioramento. Questa esposizione istorica basterà per mia apologia.
Ora rendendovi grazie delle arie e del duetto, di cui vi piacque di farmi parte, mi rallegro con esso voi non solo di questa porzione, ma di tutta l'intera ammirabile musica del Ciro, portata a Vienna da' cavalieri che ne sono stati spettatori ed applaudita com'essa merita ne' vari luoghi dove finora si è cantata. Voi non vi contentate d'eguagliare, ma cercate sempre d'andar superando voi stesso. Dove si anderà a questo passo?
Per soddisfare alcuni stampatori sono stato obbligato a far intagliar in picciolo il mio ritratto a vista del comodo di poterlo includere in una lettera.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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