Le materie sono un sonetto ad onor e gloria mia, un'iscrizione a giudicare, una lettera di bella dama che esige risposta, ed una commissione economica ad eseguire. Da capo ed incomincio. Il sonetto è superbo: rallegratevene a nome mio col gentile ed ingegnoso autore, a cui avrei risposto io medesimo se avessi avuto un momento d'ozio: son tentato di criticarlo su la scelta del soggetto, ma non mi torna conto di disingannare un così destro e parziale panegirista. L'iscrizione DEO POPULO ET SIBI è grave e breve dice molto: non ha verbo ed ostenta una fisonomia antica. Nulla di meno io temo che ad alcuno possa parere poco rispettoso il vedere accomunati Domeneddio, il popolo e voi; so che realmente non lo sono ed io intendo i distinti motivi dell'opera, cioè la gloria di Dio, il beneficio del popolo e la vostra pietà. Ma questa interna distinzione non sarà subito ravvisata dagli uomini di crassa Minerva. Avvertite che questo dubbio non è decisione. La critica non è mio mestiere, né la mia inclinazione. Bisogna tutta la mia avidità d'ubbidirvi per metter la falce in una messe straniera, e confesso che a dispetto dello scrupolo l'iscrizione mi piace moltissimo. La vostra amicizia, che mi ha procurato il glorioso piacere d'una lettera di dama così adorabile, è in obbligo di proteggere appresso la medesima la mia risposta, che vi includo e vi raccomando. Per eseguire la nota economica commissione ho cercata e rinvenuta una via arcieccellentissima. Il signor duca di Santa Elisabetta, cavaliere destro ed amicissimo mio, è destinato ministro della Corte di Napoli a quella di Dresda, e partirà da questa fra quattro o cinque settimane.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Domeneddio Dio Minerva Santa Elisabetta Corte Napoli Dresda
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