Purché la verità sia il quadro, non v'è poeta né greco, né latino, né d'altra qualsivoglia nazione, che non si rechi a debito, non che a pregio, d'adornarlo d'una bella cornice. È vero che siccome altre volte i Goti contaminarono la nostra architettura, così dopo la metà del secolo XVII la nazione che dominava in Italia introdusse nella nostra l'arditezza della sua poesia, arditezza che non era ripugnante alla natura del suo clima, feconda in tempi più remoti de' Seneca, de' Lucani e de' Marziali, e accresciuta poi a dismisura dal genio fantastico della letteratura araba colà dagli Africani trasportata e stabilita. È verissimo che s'incominciò allora fra noi a perder la misura e la proporzione delle figure, e applicati unicamente a far cornici ci dimenticammo di far quadri: ma questa pianta straniera non allignò in guisa nel buon terren d'Italia che non vi fosse, anche nel tempo ch'essa fioriva, chi procurasse estirparla. Ed è poi palpabile che da un mezzo secolo in qua non v'è barcaiuolo in Venezia, non fricti ciceris emptor in Roma, né uomo così idiota nell'ultima Calabria o nel centro della Sicilia, che non detesti, che non condanni, che non derida questa peste che si chiama fra noi secentismo. Onde quando io fossi ancor tinto di questa pece, quod Deus omen avertat, non so come il mio traduttore fondi la sua compassione sopra un'infermità che la nostra Italia non soffre. Ha pur troppo la sventurata di che farsi compiangere senza inventarne i motivi. Io non ho letto ancora cotesta traduzione francese delle opere mie per una certa riprensibile mancanza di curiosità, che si va in me di giorno in giorno accrescendo, ma in gran parte ancora per delicatezza di coscienza.
| |
Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
|
|
Goti Italia Seneca Lucani Marziali Africani Italia Venezia Roma Calabria Sicilia Deus Italia
|