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      O quanto bene mi ha detto di voi il conte Virm di ritorno di Spagna! Io ingrasso in queste relazioni, e vi desidero eterno. Amatemi, caro gemello, e credete ch'io lascio di scrivere perché non ho più né testa né tempo: ma non lascio e non lascerò mai d'essere fin che vivo.
     
     
     
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      A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
     
      Vienna 28 Febbraio 1752.
     
      Ammiro la pazienza e la bontà, con la quale nella carissima vostra del 12 del cadente vi prendete cura di rendermi informato ed istrutto di quanto avete operato nella nota rimessa di scudi cinquemila. Questa amichevole cura non val meno che tutta l'opera; ed io ve ne sono così tenuto come di quella. Non vi affannate ad istruirmi. Io conosco pienamente quanto vi debbo: e fra tutti i guadagni che mi avete procurato, il più caro è l'avermi convinto dell'amor vostro.
      Ho finalmente trovato il signor Pezzi. Sono stato da lui, ed egli da me già tre volte. Egli è un bel giovane, di ottime e nobili maniere, e che promette dalle apparenze di far onore a chi lo produca. Egli non ha pensiero di esser soldato. Parla di altri incamminamenti, ed io gli ho offerto quanto io vaglio per secondarlo. Spero che non dubiterete ch'io lo farò, non essendovi cosa che io non facessi e che non dovessi fare a riguardo vostro. Tutto sta che io abbia sufficienza corrispondente al desiderio. Intanto procuro di scoprirgli i pericoli del paese in cui si trova, ed informarmi delle sue pratiche.
      Addio, caro amico. Le Muse mi chiamano. Sarò più lungamente vostro ben presto. Intanto amatemi e credetemi.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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