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      Voi mi fate gustare, raccomandandomelo, tutto l'amaro della mia insufficienza. Prego il Cielo ch'egli sappia ritrovare in me qualche per altro finora ignota a me stesso attività per servirlo.
      Abbracciate strettamente a mio nome il mio caro general Picalques, a cui non scrivo a parte per non violare quel celebre canone filosofico, protettore della pigrizia, di non multiplicare entia sine necessitate.
      Amatemi quanto io vi amo e rispetto, e credetemi.
     
     
     
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      A GIOVANNI AMBROGIO MIGLIAVACCA - DRESDA
     
      Vienna 3 Giugno 1752.
     
      Mi è stata regolamente consegnata la carissima vostra del 21 del caduto, e mi sono consolato della generosa parzialità che avete ritrovata in cotesti reali principi tanto a vostro che a mio riguardo. Voi sapete i miei sentimenti di sommissione e di riconoscenza, e non credo mio vantaggio l'indebolirli suggerendovi le maniere d'esprimerli. V'invidio il comodo di poter convenir sovente col degnissimo signor duca di Santa Elisabetta. Egli mi ha lasciato nell'animo una provvisione d'amore, di rispetto e di desiderio che mi farà sempre contar fra le mie infelicità la sua lontananza; riveritelo distintamente a mio nome, e alimentate in lui la benevola propensione di cui gli piacque onorarmi.
      Mi rallegro dell'ottima materia che avete destinata al nuovo dramma che meditate. Se mal non mi ricorda, credo che questo soggetto sia stato lodevolmente trattato da Monsieur la Mothe sotto il titolo di Romolo. Ancorché voi lo ponghiate in diversa prospettiva, non vi sarà inutile il rileggerlo.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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