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      Vado lusingato di sollevarmi almeno (se non liberarmi) da crudeli tormenti che soffro fra la pertinace persecuzione de' miei affetti ipocondriaci, accresciuti a dismisura dopo le ultime mie affollate occupazioni. Caro gemello, non è possibile ch'io vi spieghi lo stato insopportabile in cui mi trovo da sette anni in qua. Il peggio dell'affare è che non vedo principio di assuefarmi, come ad altri è succeduto. Sento che il vostro stomaco non vi tratti meglio di quello che non faccian con me i nervi miei. Oh povera umanità! Ma Dio buono! perché mai queste delizie non vanno addosso a tanti asini e scelerati, che godono perfetta salute? Ma chi regola il tutto avrà le sue ragioni, che non vuol che noi sappiamo. Dunque rassegnazione e pazienza.
      Credete voi ch'io sia rinvenuto ancora dalla sorpresa e dalla confusione in cui mi ha posto la vostra adorabile e magnanima sovrana? V'ingannate. Non ne rinverrò fin ch'io viva. Questi tratti reali sono così poco alla moda da qualche secolo in qua che non è possibile non ammirarli e venerarli. Caro amico, vi prego di nuovo di far testimonianza, quando vi cada in acconcio, di questi umili miei grati e sommessi sentimenti.
      Addio, caro gemello. Ho parlato con Estherazi: egli non vi chiama che col nome d'eroe. L'amore che voi sapete meritar da tutto il mondo in uno stato così degno d'invidia accresce tanto la mia tenerezza per voi, ch'io non so che farei se mi foste vicino. Pregate Dio per la mia povera testa, se volete ch'essa pensi a voi. Amatemi, conservatevi così amabile a tutta la terra, e credetemi.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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