In secondo luogo io non reputo cosa convenevole che un principe, obbligato dal suo grado a tanti studi così necessari come severi, senta addossarsene un altro: onde mi piacerebbe che questo della lingua italiana perdesse affatto per lui la fisonomia di studio, e che adottasse all'incontro, quanto è possibile, quella di divertimento e di riposo. In conseguenza di questi principii io bramerei che il maestro incominciasse dal comunicare al principe le pochissime cose necessarie ad osservarsi intorno alla pronunzia, per metterlo subito in istato di poter leggere. La pronunzia italiana conviene in tal guisa con la latina, e differisce così poco dalla buona pronunzia tedesca, che il farne osservare le picciole differenze è opera di pochi momenti.
È inevitabile dopo di questo il dare un'idea all'ingrosso de' nomi e de' verbi; ma essendo egualmente necessario di non aggravare il principe del noioso peso d'imparare a memoria, io terrei il cammino seguente.
In quanto a nomi, conservando nell'italiano sempre la medesima terminazione in tutti i casi, non v'è bisogno che di fargli osservare l'articolo che gli distingue e il cambiamento che fanno nel numero dei più. E, senza fermarsi affatto in questa considerazione, la sola lettura di due giorni lo renderà peritissimo di ciò che bisogna su tal proposito.
A riguardo de' verbi che abbondano di tante e così diverse inflessioni, io loderei che il maestro incominciasse costantemente ogni giorno la sua lezione dal far leggere ad alta voce due o tre volte uno de' medesimi, in tutti i suoi modi e tempi diversi, e spererei che quel meccanico non interrotto esercizio dell'occhio e dell'orecchio, assistito da' continui esempi che s'incontrano nel leggere e nel parlare, dovesse provvedere il principe di tutta la franchezza necessaria nei vari usi de' verbi suddetti, senza essersi sottoposto al noioso lavoro d'impararli a memoria.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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