Vi basti per ora, finché un più maturo esame o confermi o corregga questo giudizio.
Il maneggio con la Corte di Portogallo incominciò prima che voi aveste ottenuto cotesto impiego; l'intrapresi ad istanza vostra, e voi stesso sapete che il mio voto non è di continuarlo nelle circostanze, nelle quali presentemente vi ritrovate. Ma la clemenza d'un sovrano, che vi accetta ad istanza mia, non merita d'esser così mal corrisposta dalle vostre lunghe stiracchiature. O concludete o sciogliete in risposta, o scioglierò io con quella autorità che mi dà in questo affare il personaggio d'intercessore e di giudice.
Addio. Ho scritto più di quello che il mio proposito e la mia testa sopporta. Amatemi e credetemi.
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A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 15 Gennaio 1753.
Ho ricevuto ma non esaminato il bilancio. L'esaminerò con quello del signor Argenvillières, che aspetto. Ho fatta intanto così di passaggio una poco dolce riflessione, ed è che, tolti gli scudi 200 del capitale reso, il nostro esito eguaglia quasi l'introito: onde bisogna star sempre colla mano al timone. Mandate pure l'arie del signor Giomella; e poi quelle del signor Rinaldo di Capua, se ve ne dà, e quelle de' teatri, se ve ne sono che meritano tal cura. Non mi piace che abbiate preso l'impegno di stroppiare il mio Regolo: questo dolore inasprisce dalle mani d'un fratello. Il mestiere è troppo alieno dal vostro: e mi defraudate la misera consolazione di dolermi del mio carnefice.
Viva il padre Concina. Il suo zelo antiteatrale gli procurerà forse la porpora, ma non i voti del pubblico.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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