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      Una scena di cristalli, che può rapir tutti i voti del pubblico presentata nel fine d'un'opera, credo che possa defraudargliene la maggior parte veduta senza interruzione da bel principio. Credo che cessato il piacere della sorpresa, che non può esser lungo, non rimarrebbe che l'incomodo e l'abbarbagliamento di quel tremolo e violento lume, che scemerebbe l'attenzione, renderebbe lo spettatore meno sensibile a tutte le grazie della musica, della poesia e della rappresentazione, e produrrebbe negli animi degli ascoltanti lo stesso che l'acqua di Barbados o il maraschino di Corfù nel palato de' convitati se si desse loro a tutto pasto in luogo d'ogni altra bevanda.
      Il Temistocle non potrà mai servire opportunamente per opera d'estate. Quando fosse necessario mutilarlo, sarebbe barbarie degna d'Ezzelino o di Mesenzio l'obbligare un padre a storpiar di sua mano il proprio figliuolo. Barbarie poi non meno inutile che inumana, perché o si pretende di purgar l'opera de' suoi difetti, o di adattarla al tempo, agli attori, al teatro e alle circostanze del paese in cui si rappresenta. Nel primo caso è vano il dimandar correzione a chi non ha conosciuto gli errori quando l'ha scritta; e nel secondo un Burchiello presente sarà molto più utile che un Sofocle lontano.
      Eccola ubbidita, quanto la materia permette. Resterebbe ora ch'io spiegassi l'infinita mia confusione e riconoscenza per i suoi cortesi auguri e per la generosa memoria che di me conserva il degnissimo signor conte suo consorte.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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