Io ho sì gran voglia di servirvi, e mi piacciono tanto i caratteri delle due donne che ho immaginato, che nella settimana entrante voglio ad ogni costo por mano a' ferri. Se mi seccano con altre commissioni impiegherò per queste il tempo che devo, e per voi quello che posso. Non ho data ancora al Porpora la vostra lettera, né la darò fin tanto ch'io non abbia che dargli per lavorare; temo ch'ei ne parli, e che tutta la città si levi a curiosità, come succede quando si sa ch'io scrivo alcuna cosa. Ho le mie ragioni d'evitar questo strepito particolarmente quando scrivo per una Corte straniera: cosa che in ventidue anni non ho mai fatta. Ed altro è che ne vengan le nuove di là quando il caso è succeduto, o che se ne chiaccheri tre o quattro mesi, e ogni balordo dica la sua.
Voi fate intanto prudentemente, come è il vostro costume, a tener pronto qualche supplemento per un caso di mancanza: la mia incostante salute, la condizione soggetta in cui mi trovo, la pigrizia di Porpora, l'incertezza che dopo un così lungo ozio egli incontri il vostro genio, qualche stravaganza delle poste in tanta distanza, e mille altri casi inopinati potrebbero far rimanere in secco qualche spensierato, ma non già il mio caro gemello, Che pensa e provvede a tutto.
Addio: ho qui disegnatori e sarti per far diventare amazzone la mia serenissima arciduchessa Marianna, e prigioniero greco l'arciduca Giuseppe. In mezzo alle vostre faccende amatemi quanto io vi amo, a dispetto di così indiscreta lontananza, e credetemi.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Porpora Corte Porpora Marianna Giuseppe
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