Io vorrei far parlare la dea Iride, e non Apollo, e dall'annesso foglio letto con attenzione vedrete come si potrebbe conciliare il vostro col mio pensiero: onde non mi dilungo di vantaggio.
Vi accludo nel tempo medesimo l'aria cambiata invece di quella che incominciava Io veggo in lontananza: e spero che non vi piacerà men della prima.
Le parole per la Licenza si faranno quando avrò respirato: di che ho gran bisogno.
La musica della Festa non è ancor terminata: ed io sollecito impertinentemente il povero compositore. Intanto ho prevenuto il conte Azlor affinché stia sull'avviso di qualche corriere perché vi giunga più sollecitamente, se sarà possibile.
Vi prego di fare in modo che Porpora non traspiri il mio ripiego. Voi lo conoscete: egli non intenderebbe facilmente ragioni. La sua lingua è lubrica, io son delicato: e non vorrei che la mia soverchia premura di servirvi mi procurasse una briga noiosa. Fra i malanni della mia ipocondria ho gran bisogno di tranquillità e di pace.
Ho pubblicata per tutte le conversazioni la vostra eccessiva riconoscenza al grazioso dono della mia augusta sovrana, ed è impossibile che a quest'ora ella l'ignori. Io mi rallegro col mio gemello dell'onore che ne deriva all'amabile suo carattere. Questi sono argomenti luminosi che lo confermano a tutta la terra. Non viene spagnuolo in queste parti a cui io non dimandi di voi: e tutti mi parlano d'una lingua; che vi amino gli adorabili vostri sovrani potrebbe esser parzialità della fortuna: ma, per Dio, l'amore di tutta la nazione è certamente opera vostra.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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